Anca

TROCANTERITE
052E’ un infiammazione che colpisce la borsa trocanterica e le inserzioni tendinee degli extrarotatori dell’anca sul grande trocantere. Questa patologia è caratterizzata da dolore in corrispondenza del grande trocantere ovvero sulfianco. Il sonno può essere disturbato se si dorme sul fianco colpito. Come per tutte le malattie infiammatorie, la prima terapia è rappresentata dal riposo, dall’applicazione (a periodi alterni) della borsa del ghiaccio, dall’assunzione di farmaci antiinfiammatori. Se così non si ottiene la remissione duratura del disturbo, è opportuno ricorrere ad un trattamento infiltrativo: 1-2 infiltrazioni intra-bursali di un preparato cortisonico permettono di disinfiammare l’area e di eliminare i sintomi in pochi giorni. In queste borsiti più resistenti, che hanno richiesto la terapia infiltrativa, è indispensabile istituire successivamente un programma di kinesiterapia composto da esercizi di stretching della fascia lata, così da ridurre il rischio di recidiva. Nelle forme cronicizzate, ribelli ai trattamenti sopra ricordati, solo l’associazione di terapie fisiche locali (ultrasuoni, radarterapia, laserterapia, tecarterapia) e di programmi riabilitativi specifici, permette di ottenere la graduale scomparsa dei disturbi.

ATTRITO FEMORO ACCETABOLARE
L’impingement, o conflitto, femoro acetabolare è l’esito di una serie di patologie congenite o acquisite dell’anca caratterizzata da un contatto abnorme tra le sue due componenti articolari dell’anca (acetabolo e la parte prossimale del femore). Si tratta di una patologia di recente definizione. L’impingement femoro acetabolare ha specifiche caratteristiche radiologiche e cliniche. Spesso, in passato, si pensava che l’attrito femoro accetabolare fosse causa di un processo artrosico. In reatà è l’impingement ad essere una delle cause più frequenti dell’artrosi dell’anca. L’importanza di questa scoperta risiede nella possibilità di cura. Oggi, se la diagnosi è precoce e l’articolazione non ancora compromessa è possibile migliorare la prognosi dei pazienti affetti da questa patologia. Se si pensa che la maggior parte dei pazienti affetti da impingement sono giovani attivi, si capisce come una conoscenza di questa patologia sia di estrema importanza al fine di attuare una diagnosi ed un trattamento precoce. Da qui l’idea di questo breve aggiornamento.

CLASSIFICAZIONE
Un conflitto “patologico” tra femore e acetabolo, durante il movimento articolare, può avvenire secondo tre meccanismi:
1.  UN’ALTERAZIONE DEL RAPPORTO TESTA/COLLO a favore di quest’ultimo con presenza, in molti casi, di una “escrescenza ossea” anteriore del collo (CAM). Si tratta di un conflitto femoro acetabolare dovuto all’alterazione del rapporto testa/collo del femore in cui il collo, direttamente o tramite un eccesso osseo  in sede anteriore o antero-laterale, entra precocemente in conflitto con la rima acetabolare anteriore durante la flessione dell’anca. Il termine “CAM”, traducibile in italiano “CAMMA”, è stato coniato per la somiglianza formale tra l’epifisi femorale patologica, in questo tipo di impingement, e le camme dell’albero motore. L’impingement tipo camma può essere “idiopatico” o acquisito da altre malattie come: il Morbo di Perthes, la necrosi avascolare con appiattimento della testa o da fratture del collo del femore ridotte in modo eccentrico. La forma idiopatica si mostra clinicamente più di frequente nei maschi, atleti, tra la seconda e terza decade di vita.

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2.  UNA RETROVERSIONE ACETABOLARE parziale o completa che comporta un conflitto della rima anteriore dell’acetabolo sul collo del femore. (PINCER) Si tratta di un conflitto femoro acetabolare dovuto ad un eccesso della parete acetabolare anteriore che entra precocemente in conflitto con il collo femorale. Il termine “PINCER” deriva dall’effetto “PINZA” dell’acetabolo sull’epifisi prossimale del femore.  In questo caso si assiste ad una degenerazione del labbro acetabolare in primis e poi ad una sua degenerazione o ad una sua calcificazione che perpetra la patologia fino ad un coinvolgimento articolare con conseguente artrosi. L’effetto pinza può essere dovuto ad una retroversione acetabolare parziale, globale o ad una “coxa profunda” in cui la testa del femore è completamente coperta dall’acetabolo. L’impingement tipo pinza può essere congenito, dell’accrescimento o acquisito. In quest’ultimo caso può essere l’esito di una osteotomia periacetabolare o di una frattura. Più spesso si riscontra nelle donne.

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3.  UNA INSTABILITA’ ARTICOLARE e cioè una lassità tale da permettere un contatto esagerato (conflitto) tra collo e acetabolo normalmente attenuato dalle altre strutture periarticolari.
La terapia di questa patologia è prettamente chirurgica. Buoni risultati in un 80% dei casi si ottengono con il trattamento artroscopico se la diagnosi viene fatta precocemente. Il trattamento riabilitativo postoperatorio è composto da una prima fase in scarico di circa 30 giorni mirata al recupero dell’articolarità seguita da una fase di rinforzo e rieducazione del passo.

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ARTROSI DELL’ ANCA O COXARTROSI
060L’artrosi dell’anca  ovvero la coxartrosi è una patologia che colpisce per lo più la popolazione anziana (>65 anni).
La patologia è dovuta a un consumo precoce dei capi articolari che compromette la normale deambulazione. Se si arriva al punto di usura totale l’intervento chirurgico di artroprotesi risulta pressoché inevitabile. La fisioterapia è utilizzata nelle fasi infiammatorie e di riacutizzazione della malattia e in caso di pazienti chirurgici nel periodo postoperatorio e consiste in esercizi e mobilizzazioni dell’anca mirate al preservare il più possibile il movimento passivo dell’articolazione e nello stiramento delle strutture muscolari adiacenti. La sintomatologia soggettiva consiste essenzialmente nel dolore dell’articolazione interessata, della muscolatura regionale, e dell’inguine che è più intenso al mattino, si attenua con il movimento, si può riacutizzare dopo sforzo e, generalmente, si attenua durante il riposo notturno. Successivamente la funzionalità articolare diventa limitata prima a causa del dolore, poi per gli ostacoli di natura meccanica che possono impedire lo svolgimento delle normali attività. I pazienti sottoposti ad intervento sostitutivo dei capi articolari dell’anca solitamente possono già deambulare cinque o sei giorni dopo l’intervento con carico protetto da due bastoni. Devono essere osservate durante il primo mese post operatorio alcune norme posturali mirate alla prevenzione della lussazione del neo impianto protesico tra cui:
– non flettere l’anca più di 90° posizionando un cuscino sulla sedia, un alzawater;
– evitare di accavallare le gambe, ed effettuare movimenti che comportino torsioni dell’arto operato in particolar modo in carico.
La riabilitazione postchirurgica consta di una prima fase principalmente mirata al recupero dell’articolarità e alla prevenzione di possibili complicanze nell’immediato postoperatoria e di una seconda fase incentrata su un lavoro di rinforzo e di rieducazione della deambulazione.